lunedì 11 febbraio 2013

Obesi d’ignoranza







  L'obesità è una patologia tipica, anche se non esclusiva delle società dette "del benessere”.

Negli ultimi anni ci siamo nutriti di cose ‘piacevoli’ che davano un benessere temporaneo come i soldi che danno la  possibilità di comprare tutto, anche quello di cui non abbiamo bisogno anzi come obesi abbiamo fatto diventare bisogni le cose che non ci servivano, ci siamo nutriti di  televisione che ci distrae dai nostri problemi ma anche dalla nostra vita, convincendoci che questo sia un intrattenimento, ci siamo nutriti dell’idea che  la cultura e la conoscenza siano inutili di fronte alla capacità di fare soldi. Quindi abbiamo affidato la nostra fiducia le nostre scelte a persone che hanno manipolato i nostri valori e ci hanno fatto credere che non è più vero che "il troppo storpia" se si tratta di divertimento e soldi.

Questo ci ha fatto diventare obesi d’ignoranza assuefatti dal menefreghismo, da paure indotte, da falsi valori, da egoismo e pensiamo che questa sia la normalità che la depressione che dilaga generata da questi falsi valori sia normale e parte della nostra vita.

Ma non è così, dobbiamo riuscire ad aprire gli occhi e guardare al di fuori di quello che ci fanno vedere, come accade agli obesi nel film animato WALL-E.
Non bastano parole immagini servono fatti serve vivere la situazione per crederci viverla abbastanza per sentirne i benefici, rieducarci per sentire la cultura come un valore essenziale che ci permette di vivere meglio una cultura che ricostruisca la nostra etica che sembra essere scomparsa.

Allora provando a semplificare il concetto senza banalizzarlo concentriamoci su un  tema “le cartacce”.
Multare persone che gettano una carta per terra può sembrare un azione proibitiva e crudele un modo per prendere altri soldi dalle tasche della gente ma se questo a distanza di tempo produce un paese più pulito dove le persone arrivano a vergognarsi di sporcare quello che è un luogo che va condiviso con tutti. Non sarà più inutile insegnare ai bambini nelle scuole di non gettare le cose a terra dai banchi perché potranno riscontrare lo stesso esempio nella vita al di fuori della scuola.
Questa può sembrare una cosa banale ma è così che stiamo vivendo ora, ci siamo assuefatti a questi comportamenti.

Il mio sguardo è rivolto a temi quali la cultura, i giovani, le donne, l'integrazione. Dovremmo impegnarci  per:
  • creare leggi sulla parità dei diritti e contro discriminazioni e disuguaglianze 
  • sostenere leggi come la 194
  • difesa della legalità e della trasparenza 
  • attuare piani contro ogni tipo di violenza psicologica e fisica perpetrata sui bambini, sulle donne sugli immigrati sugli anziani.
  • garantire leggi e promuovere progetti che ci permettano di guardare la cultura come uno strumento di sviluppo



venerdì 8 febbraio 2013

Testimonianze



Eccomi di nuovo a condividere con voi considerazioni  che mi stanno accompagnando in questo mese verso le elezioni.

La scorsa settimana sono stata a Londra per salutare gli amici che ho lasciato in terre straniere e come spesso accade queste sono occasioni dove si fanno confronti ci si pone domande e naturalmente emergono differenze.

Perchè si ha sempre la sensazione che all'estero le cose funzionino meglio più servizi, più trasparenza, più etica civile e profesionale.

Come è accaduto che in Italia tutti noi ci siamo fatti trascinare nella pigrizia e nell'ignoranza dell'illegalità e mancanza di valori civili ed etici?
 E sono l'unica che se ne vergogna?

Questo degrado sociale ha comportato da un lato un' emigrazione di persone che vogliono vivere nell'onestà ed in una 'buona' società e dall'altro un depauperimento e sconforto nelle persone oneste che decidono di restare.
Di seguito vi propongo testimonianze dell'effetto di questa povertà sociale italiana sia su persone che hanno deciso di partire sia su quelle che  hanno deciso di restare.

Loriana
Sono un architetto, ho studiato a Bari e da 5 anni vivo a Roma dove ho frequentato una scuola di specializzazione con l’obiettivo di trovare uno studio in cui lavorare, cosciente del fatto che un rimborso spese di poche centinaia di euro a Natale e in estate, fossero meglio del nulla totale che ci si può aspettare al Sud e con la speranza che fatta un po’ di esperienza le cose cambino.
Le cose ovviamente non sono cambiate, le possibilità sono limitate e ci si ritrova a fare le attività più svariate per poter sopravvivere senza avere alcuna certezza.
Aprire un’attività propria? Un sogno quantomeno irrealizzabile dato che il mercato è in mano sempre alle stesse persone e il fondo iniziale per poter avviare uno studio non è alla portata di tutti.
Alla fine si va avanti fra contratti a tempo determinato, concorsi pubblici con milioni di partecipanti e il desiderio di riuscire fino alla fine a fare quello per cui si è studiato per tanti anni.
Disillusi ma combattivi…


Linda
A diciotto anni e con una maturità scientifica appena guadagnata, ho deciso di lasciare l' Italia per mettere in pratica i frutti di una passione che gradualmente, dall'età di quattro anni, si è fatta sempre più insistente e che da semplice "dopo scuola" pomeridiano, è diventata una vera e propria professione a tempo pieno. Volevo fare la ballerina e così è stato. Anni di studio, sacrifici, rinunce e porte che si chiudevano invece di aprirsi. La prima porta in faccia è stata sicuramente la realizzazione del fatto che se volevo sperare di trovare un lavoro come ballerina in teatro, dovevo lasciare l'Italia e perciò famiglia e amici. Arrivata a destinazione, la prima difficoltà è sicuramente la lingua. Anche avendo un' adeguata preparazione, sei sempre uno straniero e devi dare il 150% e dimostrare il 200% per guadagnarti la fiducia, la stima degli altri e, importantissimo, crearti nuove amicizie. Le possibilità di trovare lavoro come danzatrice in Europa sono tante, soprattutto in Germania e Inghilterra, ma altrettante sono le persone che cercano di diventare ballerine. La competizione e la competenza fanno anche parte delle difficoltà che ho riscontrato in questi anni: ogni volta che mi trovavo a partecipare ad audizioni o colloqui di lavoro, sapevo che avrei dovuto far fronte ad un sempre maggiore numero di partecipanti, probabilmente sempre più preparati e, come diciamo noi ballerini, versatili dal punto di vista di preparazione atletica e conoscenza di stili e discipline coreutiche. Per finire un ultimo elemento, la maturità. Sempre più mi trovo a leggere offerte di lavoro che richiedono anni di esperienza nel settore e vari riconoscimenti. Onestamente adesso, a 27 anni, con 7 anni di lavoro in compagnia ed un Master in ricerca, credo di avere un minimo di esperienza e confidenza tale da poter pensare che si potrebbe puntare più in alto, ed infatti comincio a vederne i risultati. La mia domanda conclusiva però è questa: è possibile che si debba arrivare alle soglie dei trent'anni per poter conquistarsi una stima e fiducia tale da poter puntare ad un lavoro più remunerativo e "responsabile"? 

Sara
Mi chiamo Sara, sono laureata da 8 anni in lingua e letteratura araba e da 5 lavoro all'estero.
Ho scelto di partire per fare un'esperienza di lavoro e di vita, e sono rimasta felicemente stupita dalla facilità e dalla rapidità con cui ho trovato lavoro nel medio oriente.
La mia esperienza nel complesso è stata finora positiva, ho avuto modo di viaggiare e confrontarmi con altre realtà, altri paesi dove il sistema del lavoro è più moderno e veloce.
Grazie ad una congiuntura economica e di sviluppo unico, nel settore dell'ingegneria e costruzioni, qui ci sono molte offerte di impiego.
Parecchie di queste offerte son serie e dignitose, escludendo i pressapochisti e persone senza scrupoli con antiche mentalitá ottusamente colonialiste.
In termini di remunerazioni, devo dire che effettivamente lo stipendio è legato alle capacità ed esperienze. Qui il cv vien valutato attentamente, senza raccomandazioni, o concorsi dai modi o tempi secolari, e sempre sulla base di incontri ed interviste. Il lavoro e la propria dedizione unitamente alla voglia di fare reale sono ancora considerati le vere forze trainanti e la base di giudizio per le società.
Certamente mi manca l'Italia anche di piu' nei momenti in cui con amarezza leggo le notizie di casa.
Vengono in mente paragoni, diretti e non, con il nostro sistema, antiquato per molti aspetti, sia universitario che lavorativo, e con amarezza son costretta ad osservare come quaggiu' chi ha davvero poco in termini di cultura possa capitalizzare e far render bene il tutto.
Un sistema politico certamente discutibile, ma non lo è anche il nostro?, unito ad un reale supporto del mondo studentesco e dell'imprenditoria ha reso facili cose incredibili in termini di sviluppo e crescita.
Semplici persone che avevano, ed hanno, deserto e cammelli, anche soli 10 anni fa, oggi sono imprenditori affermati, mentre noi che abbiamo costruito la storia, l'architettura, il design, la gastronomia, la moda, et cetera ci stiamo ritirando dalla lotta per la riconquista dei nostri diritti, umiliati alle volte dalla nostra stessa nazione, di fatto ridotta ad un clichè turistico citato spesso solo per le boutades dei nostri vergognosi politici o per le gesta di qualche calciatore.
Non mi sembra giusto e comunque il desiderio di poter tornare e contribuire col meglio delle
esperienze imparate fuori rimane sempre vivo in me.

Francesca
32 anni, medico dal 2008, con formazione specifica in medicina generale all’ultimo anno della scuola di specializzazione in psicoterapia.
Dopo 10 anni di Tirocinio pre e post-laurea e dopo un’intensa ricerca di opportunità di lavoro le uniche cose disponibili provenivano da cliniche private che offrivano posizioni a € 10.00 lorde per ora con partita I.V.A. con pagamenti a 90 giorni per 12 turni di guardia notturni o feriali o sostituzioni per medici di medicina generale o pediatri di libera scelta prevalentemente nel periodo estivo o natalizio.
Quindi un chiaro esempio di precariato. Ed Inoltre costretta comunque per il ruolo che ricopro a pagare E.N.P.A.M., Ordine e assicurazione.
Ora in graduatoria per medicina generale, medicina dei servizi, continuità assistenziale ed emergenza tradizionale con una prospettiva di ricoprire uno di questi ruoli ottimisticamente in 10 anni. 




Una domanda che ci si pone specialmente in questa fascia d'età è la seguente: si vuol far crescere le future generazioni in questo clima?
Io dico di No! E vorrei diventare un piccolo ma efficace tassello nel miglioramento di questa situazione.
Vi prego di sentitevi liberi di aggiungere le vostre esperienze e considerazioni!!!

domenica 3 febbraio 2013

La risorsa!



Molte persone di diverse età e da diverse generazioni si sono riempite la bocca parlando di risorse umane, i giovani come vera risorsa… ma come spesso accade ognuno interpreta queste affermazioni con conclusioni  inaspettate.
Il termine risorsa umana, in realtà, è diventato di uso corrente dal 1965 quando Raymound Miles rinnovò e stravolse la teoria di Frederick Winslow Taylor adatta ad un mondo industriale dei primi del ‘900, ma incompatibile con il mondo della conoscenza attuale. In un mondo in cui regnava l’industria si doveva disegnare il prototipo di lavoratore ideale, adatto a certe catene di montaggio e quindi trovare le persone che entrassero in quegli "stampini". In un mondo in cui vince la conoscenza (cioè le idee, l’innovazione e la ricerca), le Risorse non sono le macchine e le persone che lavorano come esse, ma le menti creative che sanno adattarsi ai rinnovamenti trovando soluzioni.
Ora non solo tutte le considerazioni  sopra elencate sul concetto di risorsa umana in Italia non esistono e se esistono sono corrotte o corruttibili ma vengono costantemente ostacolate  e boicottate. Il governo stesso tramite leggi e burocrazia  impedisce che una realtà del genere possa nascere e sopravvivere nel nostro paese.  Penso sia alle aziende che non sono messe nella condizione di garantire tale trattamento ai suoi dipendenti sia ai giovani neolaureati o specializzati che non riesco ad ottenere  lo status di risorse pronte ad accedere al mondo del Lavoro (pagato).

In Italia c’è l’esigenza di specificare che i giovani sono un importante risorsa del paese, cosa che dovrebbe essere ovvia. Siamo una risorsa sulla quale lo stato stesso ha investito  cifre importanti, capitali e invece di creare un accesso al mondo del lavoro tutte le più importanti istituzioni si adoperano  a creare uno sfruttamento o meglio una  schiavizzazione!!!

Perché i giovani sono importanti?
Nel nostro sistema società la parte che garantisce la sopravvivenza economica e finanziaria dello stato è, semplificando, solo una parte di tre che deve produrre e guadagnare sufficientemente per se stesso e per gli altri due gruppi rappresentati  dai bambini e dagli anziani.

1 gruppo, neonati, bambini, adolescenti, ragazzi ed in base alle loro scelte questa fascia può arrivare a studenti universitari quindi può comprende individui dai 0 ai 25 anni.

2 gruppo, neo laureati, lavoratori, ricercatori tutti coloro che possono essere compresi in una fascia d’età tra i 20 e i 65 anni, ma il gruppo che potenzialmente produce più reddito è il sottogruppo, composto da menti giovani che i matematici generalmente restringono da 20 a 35 anni (la risorsa).

3 gruppo, pensionati, malati, etc. fascia d’età che va tra i 65 e oltre.

Perché non realizzare un  organismo che garantisca una accessibilità al mondo del lavoro che parta dai 23 anni e non dai 40anni?

Usare l’esperienza  come strumento di consiglio e non per generare  paure, freni e irrigidimenti; al contrario, considerare ciò che è  chiamata inesperienza come una caratteristica anche di audacia e capacità di adattamento in grado di assorbire più facilmente le novità e gli aggiornamenti .

Si dovrebbe creare un sistema dove non è il giovane di 20 anni a fare il volontario o  lo stagista ma usufruire delle esperienze dei pensionati che tramite il loro volontariato potrebbero accelerare il processo di assunzione dei giovani.